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Ecco il cerotto che rilascia cellule beta

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Diabete, ecco il cerotto che rilascia cellule beta: potrebbe sostituire le iniezioni
 
Messo a punto dai ricercatori delle università del North Carolina-Chapel Hill e North Carolina State. 'Trasmette' dall'esterno quelle cellule del pancreas che nelle persone sane secernono naturalmente quantità adeguate di insulina.
Il cerotto smart per il diabete potrebbe sostituire le iniezioni quotidiane  UN CEROTTO meno doloroso e più semplice di una puntura,  a maggior ragione di due o tre punture, quante sono quelle che chi soffre di diabete  - 380 milioni di persone nel mondo - deve somministrarsi ogni giorno per mantenere sotto controllo il livello di zucchero nel sangue. Una gestione complessa, che richiede attenzione e tempo, sette giorni alla settimana e per sempre. Da queste considerazioni devono essere partiti i ricercatori delle università del North Carolina-Chapel Hill e North Carolina State che hanno messo a punto un cerotto di cellule beta, cioè di quegli elementi del pancreas che nelle persone sane secernono naturalmente quantità adeguate di insulina, l'ormone che metabolizza gli zuccheri, e che nei diabetici non sono in grado di funzionare come dovrebbero. I risultati ottenuti grazie al nuovo smart patch sono stati appena pubblicati su Advanced Material.

Un cerotto caricato a cellule beta. Lo smart patch cellulare, che ha le dimensioni di una moneta ed è di un materiale comunemente utilizzato nel settore cosmetico e diagnostico, è ricoperto di uno strato di centinaia di minuscoli aghi grandi come ciglia e riempiti di migliaia di cellule beta immagazzinate in microcapsule di alginato, un polimero biocompatibile. Quando il cerotto - che è stato per ora sperimentato su topi di laboratorio con diabete di tipo 1 dimostrandosi efficace per 10 ore - viene applicato sulla pelle, i microaghi penetrano nei capillari stabilendo un contatto tra l'ambiente interno e le cellule beta esterne. Grazie ad amplificatori del segnale di glucosio (in pratica sostanze chimiche sensibili allo zucchero nel sangue) contenuti in microscopiche vescicole sintetiche, le cellule beta del patch riescono a "sentire" il livello di glucosio ematico, e quindi a rispondere "on demand", rilasciando insulina in maniera adeguata.

La tappa precedente: il cerotto a insulina. Lo scorso anno seguendo la stessa tecnologia innovativa che gli anglofoni chiamano smart insuline patch, gli autori dello studio avevano messo a punto un cerotto simile a questo (i risultati erano stati pubblicati sui Proceedings of  National Academy of Sciences ). Ma mentre quello conteneva vescicole di insulina, cioè del prodotto delle cellule beta, questo nuovo patch è di tipo cellulare e integra gli aghi direttamente con le cellule beta in tempo reale. In effetti da decenni gli scienziati tentano il trapianto nei pazienti diabetici di cellule pancreatiche produttrici dell'ormone insulinico, ma senza ottenere grandi successi a causa delle numerose reazioni di rigetto o degli effetti collaterali dei farmaci immunosoppressori necessari per impedirle.

Un nuovo approccio. Questo nuovo approccio, che utilizza cellule beta, ma fuori dal corpo, eviterebbe, una volta sperimentato con successo sugli esseri umani, entrambi gli ostacoli. "Il nostro studio fornisce una possibile soluzione al problema del rigetto che da tempo affligge il settore dei trapianti di cellule pancreatiche - ha detto Zhen Gu, autore senior della ricerca e  professore presso il dipartimento di ingegneria biomedica  della North Carolina State - . Inoltre dimostra che siamo in grado di costruire un ponte tra i segnali fisiologici all'interno del corpo e queste cellule terapeutiche al di fuori del corpo per mantenere i livelli di glucosio sotto controllo".
tratto da www.iltirreno.it

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